Periodico sulle tendenze dell’Economia in Toscana

Orlandini (Cia): “Vivaismo pistoiese in ripresa, ma le aziende vanno sostenute” 

Costretti a distruggere milioni di fiori a causa della precipitazione della domanda durante la pandemia. Ce li ricordiamo così i floricoltori pistoiesi, nell’annus horribilis di una crisi non solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Il 2020 segnò la fine di fiori e piante per le cerimonie come i battesimi, i matrimoni, le lauree e i funerali. I mercati chiusi, i fioristi chiusi, difficoltà anche per le esproratazioni a causa dei blocchi di tanti paesi europei ed extra europei. Tutto questo, oggi, appare un ricordo lontano. Per il florovivaismo questo è un momento decisamente positivo. Parola di Sandro Orlandini, presidente di Cia Toscana Centro che a Toscana Economy ha raccontato come la ripresa delle cerimonie e anche la riscoperta passione per il verde e il giardinaggio nel periodo pandemico ha di fatto determinato un boom nel settore del green con numerose richieste sia da parte del pubblico che del privato. 

“Tutto questo per noi è giunto in maniera assolutamente  inaspettata,  mentre i cali delle vendite sono stati pesanti nel 2020,  i costi sono rimasti inalterati, anzi cresciuti per far spazio alle piante invendute, e i vivaisti del Distretto pistoiese hanno mantenuto i livelli di occupazione senza quasi far ricorso agli ammortizzatori sociali, quindi questa ripresa arriva come una manna dal cielo”. Si guarda, dunque, sicuramente con più ottimismo al  distretto vivaistico pistoiese, leader europeo nella produzione di piante da esterno, ma senza dimenticare l’importanza di altri comparti come ad esempio il vivaismo olivicolo e la floricoltura della Valdinievole.  

Orlandini, inoltre, ci ha parlato anche delle criticità che sta incontrando l’intero comparto agricolo. “È necessaria la salvaguardia idrogeologica, soprattutto nelle aree della montagna pistoiese, la realizzazione di investimenti nelle infrastrutture per la regimazione delle acque, la siccità sta aumentando e quella passata è stata una delle estati più siccitose di sempre e l’agricoltura tradizionale si è difesa un po’ peggio, insieme a questo continuano ad esserci problemi legati al  rischio idraulico nelle zone pianeggianti,  soggette a continui allagamenti”. Altra difficoltà con cui sono chiamati quotidianamente a misurarsi   gli agricoltori di Firenze, Prato e Pistoia è la sempre crescente emergenza ungulati.  “La situazione sta diventando  insostenibile, gli  agricoltori, ma anche molti floricoltori sono vittime di danni continui alle colture e oltre al danno, la beffa di doverci cimentare in prima persona con le regole e i meccanismi della caccia”.  La Cia Toscan Centro ha redatto un documento pieno di proposte ai rappresentanti della politica regionale. “Tra queste:  l’abolizione del cosiddetto “buffer” di 400 metri di distanza dall’area vocata “in esclusiva” ai selettori iscritti alle squadre al cinghiale: attualmente infatti non possono andare nella zona a maggiore criticità (quella fra il vocato e il non vocato) i selettori iscritti all’ATC e i proprietari di terreni, diminuendo di molto la possibilità (e la volontà) di eliminare i cinghiali”. La presenza degli ungulati e dei predatori mette, inoltre, in forte crisi gli allevamenti. “La zootecnia è in grave crisi  – ha sottolineato Orlandini –  la crisi riguarda sia gli allevamenti bovini sia ovini e tutto questo va a ledere soprattutto le piccole aziende. Si perdono qualità e tipicità. Sopravvivono solo gli allevamenti intensivi”. 

All’interno del Distretto pistoiese ci sono molte realtà importanti, capaci di stare sul mercato con livelli di export importanti, ma tutte le aziende, anche le più piccole devono essere messe nelle condizioni di essere competitive e produttive secondo Cia. “Le risorse stanziate all’interno del Pnrr da questo punto di vista possono rappresentare una grande opportunità per le nostre aziende”.

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