Economia di Arezzo e Siena: un territorio che resiste ma chiede nuovo slancio
Nel puzzle instabile dell’economia globale, con tensioni geopolitiche che continuano a mettere sotto pressione scambi e catene del valore, le province di Arezzo e Siena chiudono il 2025 con un profilo prudente, ma non privo di segnali di vitalità. Le stime elaborate da Prometeia per la Camera di Commercio restituiscono l’immagine di un territorio che, pur navigando in acque più agitate rispetto al recente passato, mantiene un passo che gli consente di restare agganciato ai trend nazionali ed europei.
La cornice internazionale descritta dal Presidente Massimo Guasconi è chiara: l’economia mondiale tiene, con un PIL attorno al 3,2%, favorito dal rallentamento dell’inflazione e dal taglio dei tassi. Tuttavia, il vento non soffia sempre nella stessa direzione. L’inasprimento delle misure protezionistiche e l’incertezza geopolitica continuano a pesare, soprattutto sull’Europa. L’Italia, poi, fatica più di altri a ritrovare tonicità: le stime della Commissione Europea tagliano la crescita 2025 allo 0,4% e ipotizzano un ritmo inferiore all’1% fino al 2027. Una prospettiva che rischia di confinare il nostro Paese al fondo della classifica dell’Area Euro.
Dentro questo scenario, Siena prova a difendere il proprio equilibrio. Il valore aggiunto 2025 sfiora i 9 miliardi di euro, ma la crescita reale è quasi impercettibile, un +0,03% che racconta più una fase di assestamento che di espansione. Il 2026 però potrebbe cambiare il tono del racconto: le stime parlano di un recupero moderato, intorno allo 0,6%, sostenuto soprattutto dai servizi, tradizionale motore del territorio, dati in ulteriore rafforzamento.
Il comportamento dei settori conferma una dinamica differenziata. L’agricoltura torna finalmente a spingere, con una crescita sopra il 3% nel 2025 e ancora positiva l’anno successivo. L’industria, al contrario, segna il passo: la flessione dell’1,1% nel 2025 proseguirà, seppur attenuata, nel 2026. Le costruzioni mostrano un’inerzia sorprendentemente positiva nel 2025, probabilmente ancora sostenute dagli interventi legati al PNRR, ma la musica potrebbe cambiare già nel 2026, quando la contrazione prevista supera il 2%. I servizi, invece, dimostrano ancora una volta quanto siano centrali per l’economia senese: il 2025 si chiude in sostanziale stabilità, ma le previsioni per il 2026 parlano di una ripresa ben più netta.
Sul fronte delle famiglie il quadro è meno grigio. Il reddito disponibile dovrebbe crescere in modo sostenuto sia nel 2025 che nel 2026, e anche i consumi confermano una tendenza positiva. È un segnale importante, perché indica che la fiducia dei cittadini non si sta sgretolando e che la domanda interna continua a funzionare come cuscinetto anti-ciclico.
Il mercato del lavoro, invece, è una partita più complessa. L’occupazione cresce, ma lentamente. Le unità di lavoro aumentano in modo più significativo nel 2025, per poi rallentare l’anno successivo. È un equilibrio fragile, che racconta un sistema produttivo prudente, in cerca di stabilità più che di espansione.
Questa incertezza trova conferma nel Bollettino Excelsior, che registra una flessione nella quota di imprese pronte ad assumere: solo l’11% dichiara di voler inserire nuovo personale a dicembre, in calo rispetto al 13% dell’anno precedente. Nel complesso, le imprese senesi cercano 1.250 lavoratori nel mese e poco più di 6.000 nel trimestre. Non è un crollo, ma è un rallentamento evidente, soprattutto se confrontato con le dinamiche del 2024.
La domanda di lavoro resta comunque sorretta dal terziario, con turismo, ristorazione e commercio in prima linea. L’industria mostra una tenuta più modesta e il settore primario mantiene un ruolo marginale ma stabile. A complicare il quadro interviene un elemento ormai strutturale: la difficoltà di reperimento. In metà dei casi, le imprese dichiarano di non riuscire a trovare i profili necessari, spesso per mancanza di candidati, altre volte per preparazione insufficiente. Un mismatch che continua a frenare la competitività del territorio, soprattutto nelle professioni operative e tecniche.
Anche la tipologia dei contratti è rivelatrice del momento: l’80% delle assunzioni previste è a termine, un dato che traduce la prudenza delle imprese e, allo stesso tempo, la necessità di mantenere flessibilità in un contesto che cambia rapidamente. Solo una quota minoritaria punta su inserimenti stabili o apprendistato.
Il risultato complessivo è quello di un territorio che, pur senza strappi, continua a muoversi. Siena e Arezzo entrano nel 2026 con un’economia che ha bisogno di nuova spinta, soprattutto sul fronte industriale e occupazionale, ma con una struttura dei servizi solida, famiglie che tornano a spendere e un’agricoltura che sembra pronta a ritagliarsi un ruolo più significativo.
Non è una crescita eclatante, ma è una crescita possibile. E in questa fase storica, potrebbe essere già un buon punto di partenza.




