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“C’è margine!”, l’appello degli under 35 per salvare le Aree Interne

C’è margine! Una rete per difendere e rilanciare le Aree Interne

Giovani, amministratori e professioniste — tra cui un gruppo di under 35 della neonata Londa School of Economics (scuola di economia dei territori nell’Appennino Tosco-Romagnolo) — lanciano un appello al Governo per salvare le Aree Interne che rischiano di essere cancellate dal nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021–2027 (PSNAI), che definisce queste zone come ormai compromesse da uno “spopolamento irreversibile”.

Una lettera con proposte specifiche e circostanziate che conta già oltre 50 firmatari tra associazioni e organizzazioni, tra cui, oltre alla Londa School of Economics, figurano: Rete Italiana Facilitatori Aree Interne (RIFAI), LAMA Impresa Sociale, Riabitare Italia, Forum Disuguaglianze e Diversità, Montagne in Movimento e Rete dei Dottorandi Comunali.

(È possibile aderire all’iniziativa attraverso il form)

Oggi una persona su quattro vive in un’Italia in cui studiare o curarsi significa partire. Un Paese spesso idealizzato ma poco ascoltato, trasformato al massimo in meta di evasione, quando non ignorato del tutto. Eppure, questa Italia esiste e custodisce un potenziale ancora inespresso.

Le Aree Interne, che rappresentano oltre il 60 per cento del territorio italiano e un quarto della popolazione, costituiscono un’alternativa concreta ai modelli urbanocentrici, sempre più al collasso: territori meno congestionati, dove l’economia può rigenerare anziché consumare e le comunità sono vive e solidali, aprendo la strada a un futuro più equo e sostenibile. Questo è l’assunto del manifesto della Londa School of Economics – distillato del pensiero di un comitato scientifico composto da ricercatori ed esperti di fama nazionale e internazionale – e il contenuto dei corsi che la scuola promuove. Da qui l’adesione consapevole della Scuola e dei suoi studenti alla rete “C’è margine!”, composta da abitanti, professioniste/i, attiviste/i, dottorande/i, ricercatrici/tori, associazioni, enti del terzo settore, amministratrici/tori locali e cittadine/i, promossa insieme a RIFAI e Rete dei Dottorandi Comunali. Tra i sottoscrittori: LAMA Impresa Sociale, Riabitare Italia, Forum Disuguaglianze e Diversità, Montagne in Movimento, (lista in continuo aggiornamento).

«Se il futuro si decide solo nelle città, non è il futuro che possiamo permetterci. C’è margine vuole ribaltare la narrazione (e l’azione) sulle Aree Interne: non più luoghi marginali e in declino, ma territori chiave per lo sviluppo di quel futuro giusto e sostenibile, che ci sembra l’unica alternativa valida», dichiarano le studentesse e gli studenti della Londa School of Economics.

Le Aree Interne sono fortemente minacciate dalle politiche pubbliche. Dopo un primo ciclo della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) avviato nel 2014 e riconosciuto come uno dei dispositivi più innovativi di politica territoriale a livello europeo, nel marzo 2025 il Dipartimento per le Politiche di Coesione e il sud ha reso pubblico il nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021–2027 (PSNAI), che – anziché potenziarne i risultati – nega il valore di questi territori e rischia di abbandonarli definitivamente. Il nuovo documento si fonda su una lettura parziale dei dati CENSIS e ISTAT e impone una scelta binaria ai Comuni classificati come Aree Interne: o si assiste a un improvviso aumento delle nascite o a fenomeni di ripopolamento, oppure si accetta lo “spopolamento irreversibile” per le aree ritenute compromesse e non attrattive e da accompagnare verso il declino. Una visione semplicistica e miope, che non tiene conto delle esperienze e dei processi già in atto. Quello che viene definito “declino” è, in realtà, per chi vive e lavora in questi territori, una base fertile da cui ripartire. In dieci anni le Aree Interne sono state riscoperte, valorizzate e raccontate come luoghi di opportunità e innovazione, sia nelle pratiche che nelle politiche pubbliche.

Prima della pausa estiva, viene richiesta al Ministro Tommaso Foti e ai funzionari di Governo una revisione urgente del PSNAI 2021–2027, affinché le Aree Interne non vengano abbandonate ma riconosciute come luoghi centrali per la trasformazione del Paese.

È fondamentale che le Aree Interne siano poste al centro della transizione ecologica e digitale, attraverso percorsi formativi, progetti ambientali condivisi e lo sviluppo di comunità energetiche. Servono misure concrete per generare lavoro e opportunità, sostenere imprese sociali e culturali, diffondere spazi e pratiche di innovazione. La revisione del Piano dovrebbe includere un rafforzamento dell’offerta di servizi essenziali: sistemi educativi radicati nei territori, sanità di prossimità e modelli di mobilità pensati su misura.

Il piano dovrebbe prevedere la presenza stabile e finanziata di figure professionali capaci di accompagnare le comunità nei processi partecipativi e nella co-progettazione con le amministrazioni. È necessario inoltre introdurre norme che favoriscano l’accesso alla casa e alla terra, contrastando l’abbandono e incentivando il riutilizzo di patrimoni pubblici, ecclesiastici e privati.

Le politiche pubbliche devono essere all’altezza delle sfide contemporanee e generare un miglioramento concreto e condiviso della qualità della vita nei territori. I tempi di intervento devono essere compatibili con i progetti di vita delle persone che vivono e animano ogni giorno le Aree Interne.

Il coordinamento è promosso da studenti e studentesse della Londa School of Economics, RIFAI e Rete dei Dottorandi Comunali. Tra i sottoscrittori: LAMA Impresa Sociale, Riabitare Italia, Forum Disuguaglianze e Diversità, Montagne in Movimento, (lista in continuo aggiornamento).

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