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Filiera pelle tiene duro nonostante il calo

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Filiera pelle, ricavi in calo ma resilienza del settore: -8,6% nel 2024, -5,3% nel primo semestre 2025

Confindustria Accessori Moda: le aziende del settore chiudono il 2024 con un fatturato pari a 30 miliardi di euro, in calo dell’8,6% rispetto al 2023, mentre i primi sei mesi del 2025 registrano una contrazione pari al 5,3% rispetto all’anno precedente

Giovanna Ceolini, Presidente della Federazione: “In un quadro globale complesso, l’internazionalizzazione rappresenta una leva strategica per la crescita del Made in Italy e, allo stesso tempo, la formazione dei giovani è un pilastro strategico su cui continuare a investire per garantire il futuro del Made in Italy.

Confindustria Accessori Moda, la Federazione che rappresenta i settori della calzatura, pelletteria, abbigliamento in pelle, pellicceria e concia, annuncia i risultati dell’indagine condotta sull’andamento del settore nel 2024 e le previsioni per il 2025. Con circa 10.000 imprese attive, la filiera ha chiuso il 2024 con un fatturato complessivo di 30 miliardi di euro, registrando una flessione dell’8,6% rispetto all’anno precedente. La tendenza negativa si conferma anche nei primi sei mesi del 2025, con un ulteriore calo del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Export

Sul fronte delle esportazioni, i primi cinque mesi del 2025 hanno segnato un calo del 4,8% su base annua, con un fatturato che si attesta a 10,2 miliardi di euro; tuttavia, si è registrato un segnale meno negativo nel bimestre aprile-maggio, con una contrazione contenuta al -3,4%.

Guardando più da vicino i dati per area geografica, le esportazioni verso l’Unione Europea risultano stabili (-0,2%) pur con dinamiche contrastanti nei principali mercati, quali la Francia (-4,3%) e la Germania (+7,9%). Più marcate le contrazioni fuori dall’Unione Europea, soprattutto nei mercati asiatici, dove si registra un -26,7% in Cina, -10,9% in Giappone, -14,4% in Corea del Sud. Continua il crollo dei flussi agli hub delle multinazionali in Svizzera (-24%), mentre risultano incoraggianti i segnali di crescita che interessano gli Emirati Arabi, con +33,8%, e Turchia (+13,6%).

Resta alta l’attenzione sul mercato statunitense – uno degli sbocchi di riferimento per l’export del Made in Italy – soprattutto in seguito alla decisione dell’amministrazione Trump di fissare al 15% i dazi sulle importazioni provenienti dall’Unione Europea, una misura che avrà effetti negativi per il settore, incidendo in maniera rilevante sui margini aziendali e sulla competitività delle imprese italiane. Nonostante una flessione del 3,5% nel 2024 ( export pari a quasi 3 miliardi di euro), il comparto ha dimostrato ad oggi tenuta e resilienza: nel periodo gennaio-maggio 2025, le vendite verso gli USA sono cresciute del +1,4% su base annua. I dati Istat relativi al solo mese di giugno mostrano un’accelerazione significativa (+15%), probabilmente legata all’anticipazione delle spedizioni prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi doganali. Se il primo semestre si chiude quindi con una stima di crescita del +3,5%, l’effetto reale dei dazi sul secondo semestre potrà essere misurato solo con i dati successivi al mese di agosto, soprattutto in relazione al possibile impatto sui margini e sulla competitività delle imprese italiane.

Occupazione

I segnali negativi sul fronte produttivo si riflettono anche sull’occupazione. Alla fine di giugno 2025, il numero degli addetti è sceso a poco meno di 140.000 unità, con una contrazione del 2,3% rispetto a dicembre 2024. Parallelamente, si registra una diminuzione di circa 200 imprese attive (-2,0%) nella filiera.

In lieve miglioramento l’utilizzo degli strumenti di integrazione salariale: nel secondo trimestre 2025, poco meno del 30% delle aziende ha dichiarato di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, una percentuale di poco inferiore al primo bimestre (35,4%) e anche rispetto al periodo aprile/giugno 2024 (33,3%). Tuttavia, secondo i dati INPS, il monte ore complessivo di cassa integrazione nel primo semestre si attesta a circa 20,3 milioni di ore, in aumento del 12,8% rispetto ai primi sei mesi del 2024.

Giovanna Ceolini, Presidente di Confindustria Accessori Moda, commenta: “I dati ci restituiscono un quadro complesso, con criticità che hanno caratterizzato sia la chiusura del 2024 che la prima parte del 2025. Le sfide sono tante: dal rallentamento della domanda globale alla debolezza di alcuni mercati asiatici, fino all’introduzione del dazio del 15% da parte degli Stati Uniti, che rischia di penalizzare le nostre esportazioni in un mercato chiave. In questo contesto difficile dal punto di vista economico e geopolitico, l’impegno per l’internazionalizzazione resta una priorità. Le fiere in scena in questi giorni e la collaborazione con il MAECI, con attività come le Giornate Italiane della Moda nel Mondo, sono un’opportunità concreta”. E aggiunge: “Infine la formazione, un altro pilastro irrinunciabile per il futuro della nostra filiera per il quale continueremo a lavorare. È fondamentale oggi avvicinare i giovani al mondo dell’impresa con strumenti adeguati e specifici per favorire un primo contatto con il lavoro affinché acquisiscano le competenze necessarie per costruire il futuro del Made in Italy”.

Confindustria Accessori Moda è la Federazione che riunisce le associazioni cui fanno riferimento i comparti chiave della filiera pelle italiana: calzaturiero (Assocalzaturifici), pelletteria (Assopellettieri), abbigliamento in pelle e pellicceria (AIP), concia (Unic concerie italiane). La Federazione tutela quella filiera di eccellenza che ha reso l’industria degli accessori moda Made in Italy grande nel mondo. Il suo ruolo è la difesa e la valorizzazione di tutto quel saper fare, creativo e tecnico, che in Italia produce ricchezza, cultura e crescita sociale.

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